La Costa Smeralda discriminata dal Parco di La Maddalena
Lettera
al Ministro Matteoli, Ministro dell'Ambiente 21-6-2001
Le isole del Parco Marino di La Maddalena sono divise in due gruppi
distinti: quelle che gravitano attorno al territorio Comunale di La Maddalena e
quelle più lontane, che sono limitrofe alla Costa Smeralda, nel Comune di
Arzachena.
Sembrerebbe che gli ideatori del Parco abbiano usato due misure nello smistare divieti, imponendone molti di più sulle acque e sulle isole della Costa Smeralda, come si può vedere dalla seguente tabella. (I vincoli del Parco sono classificati in diversi modi, con vari gradi di limitazioni: “Mb”, “Ma”, “Ta” e divieto totale).
Gruppo Isole |
Isole Km2 |
Percentuale
sul totale |
Totale”Mb”
Km2 |
Rapporto Mb alla superficie isole |
Totale “Ma” Km2 |
Percen- tuale “Ma” |
Divieto totale
Km2 |
Percentuale
sul totale |
Totale
“Ta” Km2 |
Percen- tuale “Ta” |
La Maddalena |
42 |
96,8 % |
177 |
1 : 4 |
5,6 |
26 % |
1 |
16 % |
2,02 |
4,8 % |
Costa Smeralda |
1,4 |
3,2 % |
28 |
1
: 20 |
16,34 |
74
% |
5,4 |
84
% |
1,24 |
89
% |
·
Per
cominciare, la Costa Smeralda, con solo 1,4 km2 di isole, ha 28 km2 di acque
classificate “Mb”, con un rapporto di 1:20, mentre La Maddalena ne ha
rapporto di solo 1:4.
·
Anche il
primato delle zone “Ma” spetta alla Costa Smeralda, con il 74% del totale in
tutto il Parco, mentre La Maddalena ne ha appena il 26%.
·
Inoltre,
di zone di divieto totale, la Costa Smeralda ne ha 5,4 km2, mentre La Maddalena
ne ha solo 1 km2.
·
E veniamo
alle zone “Ta”: la Costa Smeralda ha vincolato tutte le sue quattro
principali isole, rappresentando l’ 89% della superficie delle sue isole,
mentre La Maddalena ne ha solo il 4,8% della superficie delle proprie isole
vincolate in questo modo.
Verrebbe spontaneo pensare che il Ministro dell’Ambiente del precedente
Governo di Centro-Sinistra, abbia voluto colpire e punire i “ricchi” della
Costa Smeralda, togliendogli quasi completamente il godimento delle isole più
vicine, con motivazioni sicuramente più politiche che ambientali.
Non è neanche stato considerato che ci sono molti abitanti e lavoratori
del Comune di Arzachena, che proprio ricchi non sono, anche se hanno delle
piccole barche, che sono stati discriminati e penalizzati, non consentiti ad
accostarsi e scendere sulle isole a loro vicine. Invece, i residenti del più
lontano Comune di La Maddalena, i quali poi non hanno neanche tante restrizioni
sulle proprie isole vicine a loro, possono venire in Costa Smeralda e
tranquillamente godersi anche queste isole.
Vorrei quindi chiedere all’attuale Ministro dell’Ambiente di rivedere
la distribuzione di divieti nel Parco di La Maddalena fatti dal Suo
predecessore, per una più equa e razionale utilizzazione delle risorse
turistiche ed ambientali dell’Arcipelago.
Vorrei suggerire che sarebbe opportuno effettuare le seguenti
modifiche al Regolamento del Parco:
·
Ridurre
l’estensione delle acque “Mb” e “Ma” in Costa Smeralda, in quanto la
loro attuale grandezza e difficile identificazione in mare aperto, pone la
maggior parte delle barche da diporto in pericolo costante di contravvenzione.
·
Eliminare,
o perlomeno ridurre l’estensione della classificazione “Ta” delle isole
Bisce, Mortorio e Soffi.
·
Permettere
l’ancoraggio alle Isole Li Nibani, dove l’assenza di spiagge ed il frequente
moto ondoso prodotto dalle barche in transito, scoraggia comunque un grande
afflusso di presenze.
·
Generalmente
liberalizzare l’accesso alle barche a vela nell’Arcipelago, in quanto sono
di per se le più rispettose dell’ambiente.
Colgo l’occasione per sollevare un altro problema: quello
dell’inquinamento dalle grosse barche. L’estate scorsa, dopo diversi giorni
di assenza di vento, era impossibile fare il bagno a Cala Coticcio a Caprera e
perfino a Lavezzi nel bel mezzo delle Bocche di Bonifacio, per la grande quantità
di feci galleggianti, provenienti dalle barche.
Chiedo al Ministro di voler affrontare con la dovuta determinazione
questo problema dello scarico a mare delle acque nere dalle barche, prendendo
esempio dall’unico Stato Mediterraneo civile in materia (a quanto mi risulta),
che è la Turchia, la quale impone alle grandi barche la cisterna a bordo per la
conservazione dei liquami, fino allo scarico nelle fognature dei porti.
Moltissimi
grandi yacht, forse anche per evitare il pedaggio imposto dai gestori del Parco
per accedere alle isole (sul principio fasullo di “chi paga non inquina”),
si addossano stabilmente alle spiagge della terraferma, fuori dal territorio del
Parco, con conseguente grave inquinamento delle acque interne e proprio dove
c’è il massimo afflusso di bagnanti.
Sarebbe
a mio avviso, più rispettoso della natura permettere alle barche di disperdersi
liberamente tra le isole, dove ci sono più spazi e più correnti marine che
provvedono ad un maggior ricambio delle acque, ma sempre con l’obbligo delle
cisterne per le acque nere.
Lorenzo
Camillo
21 Giugno 2001
Pubblicato su rivista "Nautica"
l-camillo.com
Copyright L.
Camillo 2007