Lettere PastoraliMons. Bacciu scrisse numerosissime lettere pastorali,
oltre un centinaio, in cui si trovano citazioni senza numero della Sacra
Scrittura, brani di Santi Padri, allegorie e paragoni tolti dall’immenso
spettacolo della creazione in cui vedeva le misteriose impronte
dell’eterno Autore. Esse hanno sempre lo scopo nobilissimo di far del
bene alle anime, le quali in mezzo a tante aberrazioni individuali e
sociali, sentivano più che mai vivo il bisogno di essere guidate alla
conoscenza del vero e all’esercizio delle virtù. Tutti i suoi scritti,
nella loro semplicità, toccano i sublime e vanno uniti ad una bellezza e
agilità di pensiero, che rivelano in lui una mente geniale e una ricca
fantasia. Nel 500 anniversario della definizione dogmatica
dell’immacolato concepimento di Maria, scrisse: « Se tutti i figli
della Chiesa, sparsi in ogni angolo della terra, hanno motivo di sperare
l’aiuto supremo di Maria Immacolata, con maggior ragione dobbiamo
sperarlo noi figli di questa Diocesi, la quale deve per tanti titoli
chiamarla sua. Maria Immacolata infatti e la titolare di questa città, la
patrona di questa Diocesi. Maria, fu costantemente onorata dai nostri
antenati, circondando Ozieri di chiese a Lei dedicate. Maria è oggi glorificata con culto universale e nelle
chiese, e nelle case, e nelle campagne nel mese a Lei sacro; Maria è
invocata e onorata lungo l’anno con molteplici feste e solennità sotto
i titoli a Lei più cari e onorifici. Queste dimostrazioni continuate di affetto e di lodevole
devozione ci assicurano il privilegio di poterci chiamare in modo speciale
figli suoi, popolo suo. In compenso dell’onore che Vi rende, o Maria
Immacolata, la Diocesi di Bisarcio, Vi preghiamo... allontanate da queste
care popolazioni l’alito impuro della corruzione pure conservandole di
mente e di cuore; allontanate l’indifferenza che agghiaccia i cuori;
rinserrate negli abissi infernali lo spirito diabolico della miscredenza. Vergine Immacolata, non disdegnate di volgere uno sguardo
ai pochi traviati, che, naufraghi di un mare di vizi e avvolti nella
tenebre dell’errore, provocano l’ira divina e l’armano di flagelli,
Deh, quel perdono che sulla Croce invocò il Vostro Figlio sui suoi
crocifissori, scusandoli col dire «nesciunt quid faciunt» questo perdono
implorate Voi, o Madre pietosissima, per questi novelli giudei i quali
ancor essi non sanno quel che fanno. Questa è la vendetta che imploriamo con Davide sopra i
nemici del Vostro Divino Figlio, che Egli voglia cioè dominare sopra di
loro: «dominare in medio inimicorum tuorum» dominare non già per
stritolarti ma dominare sui loro cuori per vincerne la durezza e
l’ostinazione, dominare per convincerli da nemici in sinceri amici «ut
qui alieni sunt, tui esse incipiant». (quelli che appartengono ad altri
incomincino ad essere tuoi). In altra pastorale parla «dell’obbligo gravissimo che
ha ognuno di insegnare il Catechismo specialmente ai fanciulli e fanciulle
della presente generazione, la quale, crescendo priva di tale istruzione,
non fa che correre verso l’abisso degli errori, i quali inesorabilmente
traggono seco la dissoluzione della famiglia, e per conseguenza della
società religiosa e civile ». Raccomanda caldamente ai Parroci perché «con zelo
costante adempiano l’importantissimo dovere di istruire i fedeli nella
verità della fede; essendo ciò uno fra i principali annesso ai loro
nobilissimo ufficio: dovere con tanta insistenza e premura raccomandato e
imposto dalle leggi ecclesiastiche, sotto pene anche gravissime contro i
negligenti. Altrove
parla del progresso. «nessuna età, nessun altro tempo ha ricevuto doni
più grandi di quelli dei nostri tempi. La nostra età ha esultato
ammirando le più inaspettate e sublimi scoperte: la fisica, la chimica,
la geologia, la storia, la filologia, la linguistica, che rivelano o
scoprono cose affatto ignote ai nostri padri; strade ferrate che
avvicinano le distanze: telegrafi con fili e senza fili che volano con la
velocità del pensiero; montagne traforate o spianate: aperti canali che
congiungono mari, ecc. aspettando ora che giunga il giorno in cui sarà
possibile viaggiare nell’aria meglio che non sulla terra o sui mari. «Pare
che lo straordinario non meravigli più nessuno. Senza dubbio il nostro
tempo in seguito a tali scoperte e invenzioni doveva essere più felice.
«Eppure non è così. Cosa è mancato per esserlo? Dio. Questo
vuoto si è tentato di colmarlo col genio, colla scienza, colle scoperte;
inutilmente si sono escogitate mille teorie sociali, ma invano. Il
secolo non potrà essere felice perché gli manca la vera fonte della
felicità. Dio. Ove non si fa sentire la voce di Dio, tutti vedono che va
crescendo il disordine civile e morale, che sta prendendo vaste
proporzioni. l-camillo.com |