Che il Mare Nostrum non diventi il Mare Morto
Avendo navigato per lungo e per largo nel Mediterraneo su una barca a vela, che ti mette a stretto contatto con il mare e con la sua bassa velocità permette di ben osservare il mare, ho potuto constatare che l’opera dell’uomo sta mettendo questo mare seriamente in pericolo.
Per prima cosa, l’uomo sta svuotando il Mediterraneo di tutti i suoi pesci, con una pesca che ora è tecnologica, industrializzata e mi permetto di dire, forsennata. I grandi pescherecci arrivano perfino dal Giappone per fare mattanza su grande scala dei nostri tonni, mentre i nostri pescherecci rastrellano il fondale giorno e notte, con le reti a strascico distruggendo per sempre l’habitat marino dei pesci. Inoltre, piazzano numerose reti spadare lunghe diversi chilometri, che non lasciano alcun scampo ai pescispada e nemmeno ai poveri delfini che ci capitano.
Il pesce fresco non di allevamento quindi, sta diventando una rarità nei paesi mediterranei e per questo raggiunge a dei prezzi elevati nei ristoranti e significa anche che molte specie sono in via d’estinzione. Infatti si pesca sempre più in profondità, catturando quelle specie che impiegano molti anni per arrivare a maturità per la riproduzione, assicurando la loro sicura estinzione. Anche i pescispada ed i tonni catturati sono sempre più piccoli e più rari. Diminuiscono l’avvistamento anche dei delfini e delle tartarughe marine; i capodogli sono ora quasi introvabili nel Mediterraneo: l’ultimo che ho avvistato era al largo della Corsica nel lontano 1980!
Quindi urgono più norme restrittive sulla pesca e più controlli per dare il tempo al mare di riprendersi e di ripopolarsi. Ci sono 21 paesi che si affacciano sul Mare Mediterraneo e ci vorrebbe una intesa ed uno sforzo comune, in quanto l’azione del singolo paese sarebbe vanificato dagli altri.
Per elencarli tutti: si tratta di Gibilterra, Spagna, Francia, Montecarlo, Italia, Slovenia, Croazia, Jugoslavia, Albania, Grecia, Turchia, Siria, Libano, Israele, Egitto, Libia, Tunisia, Algeria, Marocco e le isole-Stato di Malta e di Cipro.
L’altro problema creato dal uomo è l’inquinamento, con rifiuti buttati in mare od abbandonati sulle spiagge: buste, piatti e bicchieri di plastica non bio-degradabili ovunque, dove si conserveranno per centinaia di anni. Servono regole e multe adeguate, ma soprattutto un’educazione civile fatto nelle famiglie, nelle scuole, nelle reti televisive pubbliche e con cartelli didattiche nei luoghi pubblici. Ho visto questi cartelli in Turchia che spiegano che i seguenti materiali impiegano moltissimo tempo per disintegrarsi:
I filtri delle sigarette 12 anni
Sacchetti di plastica 20 anni
Barattoli di alluminio 100 anni
Bottiglie di vetro un milione di anni
Un’altra lezione che ci dà la Turchia è l’obbligatorietà del serbatoio delle acque nere sulle barche. Portando la mia barca lì, l’ho dovuto installare ed è stato un atto dovuto di civiltà, sia per gli altri che per me stesso. In Italia invece, siamo ancora alle chiacchiere. Io proibirei l’accesso ai nostri parchi marini di tutte le barche che ne sono sprovviste. E’ impensabile che permettiamo queste barche a sostare la notte davanti alle spiagge più belle del mondo (Stintino, Budelli, Pevero, Cala di Volpe ecc. ecc.) e scaricare i loro WC, quando il mattino dopo si riversano migliaia di bagnanti che si immergono in quel mare di …!
Nelle mie navigazioni ho incontrato anche delle chiazze di olio lunghe chilometri, riversato in mare da comandanti sconsiderati che sciacquano i serbatoi e le sentine delle navi cisterna. Per combattere il fenomeno dovremmo sensibilizzare e responsabilizzare i comandanti degli aeri di linea, oppure attivare i satelliti spia che possono facilmente individuare, dalle lunghe scie oleose, le navi colpevoli per farle multare.
Il mare è un bene prezioso di tutti ed è importante che noi tutti ci attiviamo per salvarlo prima che sia troppo tardi e diventi un mare morto.
Aggiungo un’ultima considerazione – sì, il mare è di tutti, ma in Italia con il retaggio delle leggi borboniche, sembra che il mare ed i suoi scogli siano la proprietà personale dei dirigenti del Demanio Marittimo, in quanto fanno di tutto per tenere lontano il popolo, impedendone l’accesso.
I popoli della Croazia, Grecia, Turchia e Tunisia per contro, hanno sempre avuto una stretta relazione con il mare, essendo veri popoli marinari, pescano, nuotano, navigano, vivono il mare ed hanno una miriade di paesini di pescatori sul mare, con il proprio porticciolo. I loro lungomare sono il punto focale del villaggio ed è vissuto appieno dalla gente locale, con le passeggiate prive di auto, con i tanti locali, di bar, ristoranti e negozi, situati proprio ai bordi dell’acqua.
Dove non ci sono spiagge, vengono create delle terrazze-pontili sull’acqua con sdraio ed ombrelloni e scalette di accesso al mare e tanti piccoli ristoranti a pelo d’acqua.
Il nostro Demanio, invece non da permessi per installare né pontili o gavitelli, né per semplici gradini per scendere in mare. A mio parere, questa politica restrittiva dovrebbe essere rivista e consentire al popolo italiano di godersi più facilmente il proprio bel “Mare Nostrum”, a patto però, che impari a rispettarlo.
Porto Cervo, 28 Agosto 2006
Lorenzo Camillo
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