Egregio Signor Sindaco,
la Costa Smeralda è iniziata 32 anni fa circa, come iniziativa privata di sviluppo turistico immobiliare. Per molti anni tutte le società e attività connesse, che coprivano tutti i settori, erano di proprietà di un unico gruppo imprenditoriale. A memoria queste comprendevano:
- la costruzione di infrastrutture e di immobili (Stegcs)
- la fornitura di acqua, gestione delle fogne (Stegcs)
- progettazioni, arredamenti, negozi antiquariato (Caget)
- falegnameria (Porto Cervo spa)
- produzione ceramiche (Cerasarda)
- supermercati (Alimentariasarda)
- lavanderia (Biancasarda)
- noleggio barche e negozi nautica (Marinasarda)
- cantiere navale, gestione porto (Porto Cervo spa)
- alberghi (Alberghiera C. Smeralda)
- ecc. ecc.
Essendo tutta una unica azienda privata, era naturale che fosse gestita autonomamente e con quasi tutto il personale qualificato di importazione.
Negli anni, la Costa Smeralda è cresciuta enormemente, tanto da richiedere l'intervento di imprenditori locali, esterni al gruppo, a smaltire la grande mole di lavoro. Sono sorte una moltitudine di piccole imprese di artigiani, di tutti i tipi: di costruzione, di manutenzione (elettrico, idraulico, auto, marino), di pulizie, falegnamerie, negozianti, agenzie di servizio (viaggio, immobiliare, assicurazione, noleggio auto, barche), studi tecnici, taxi e trasporti, ristoranti, altri alberghi ecc., ecc.
C'è stato anche un aumento del numero di consorziati, che sono passati dai sette originali ai circa 3000 di oggi e sono sorti 81 condominii. Ma dopo questi grandi mutamenti, si devono vedere le cose in un'altra dimensione.
Allungare la stagione
Ora ci sono centinaia di famiglie che hanno creduto nello sviluppo della Costa
Smeralda, vi hanno preso residenza e danno il loro contributo di lavoro. Spesso, con tanti
sacrifici hanno investito, mettendo su le proprie aziende e ora dipendono per il proprio
sostentamento dalla stagione turistica, che come è noto a tutti, è fin troppo breve.
Alcuni di questi fanno tanti sforzi pubblicitari per portare clienti anche fuori stagione,
ma mancando una intesa globale, gli sforzi cadono nel vuoto.
Climaticamente, la stagione turistica in Sardegna (non solo quella marina estiva) è valida per ben 8 mesi, considerando le attività turistiche alternative: dalla vela e wind-surf, al golf, tennis, trekking, equitazione, rally, conferenze, cure ed il touring nell' interno dell'isola.
Purtroppo la realtà è che tutti gli amministratori della zona, sia pubblici che privati, hanno fatto troppo poco per allungare la stagione. La primissima cosa da fare è di tenere la Costa Smeralda "aperta" tutto l'anno, o perlomeno il villaggio di Porto Cervo, che è il centro focale.
Quanti turisti arrivano a fine settembre e si lamentano che troppi negozi sono già chiusi! E quanti turisti arrivano in pieno inverno (quei pochi imprenditori che hanno le loro attività aperte lo possono testimoniare) e si disperano dalla desolazione! Questi vanno via e ci fanno una cattiva pubblicità e non ritorneranno mai più!
Se invece il Comune ed il Consorzio Costa Smeralda imponessero ai negozianti di restare aperti per quegli 8 mesi, dopo un anno o due, la voce si spargerebbe ed il flusso turistico aumenterebbe, a cominciare dagli stessi consorziati, i proprietari di case in Costa, che verrebbero volentieri.
Le regole Comunali attuali, parlano di 180 giorni di obbligatorietà di apertura, ma non essendoci alcun controllo in merito, molti negozi e bar chiudono all'inizio di settembre. La proposta quindi è di estendere il periodo a 240 giorni ed imporlo con controlli e sanzioni.
Inoltre, durante il periodo di effettiva chiusura, i negozianti dovrebbero almeno tenere le vetrine allestite, per dare un aspetto meno desolante al villaggio, in rispetto di quei turisti che arrivano in pieno inverno ed in rispetto anche di quei imprenditori coraggiosi che rimangono sempre aperti.
Quale turismo?
Vorrei fare ancora una considerazione, data da una lunga esperienza immobiliare e
supportata da varie indagini: le grandi ville portano un indotto enorme a tutti quegli
artigiani locali e fornitori di servizi sopra elencati; ma molto di più dei complessi di
appartamenti ed in più, con meno affollamento.
Però questi proprietari di grandi ville, oltre ai costi onerosi di manutenzione, sono talmente tartassati (tra quote Consorzio, costo dell'acqua ed ICI), che moltissimi sono scontenti al punto di rottura. Inoltre, in agosto molti non possono neanche accedere alle loro case (per non parlare delle spiagge), per il parcheggio selvaggio degli invasori giornalieri da altri lidi.
Quindi dovremo fare una scelta di base: vogliamo un turismo di qualità, oppure di massa? Se è quest'ultimo che vogliamo, allora continuiamo così ed il successo è garantito; ma in questo caso dovremo abbituarci a sentire le lamentele della popolazione locale che non riesce a far quadrare i propri conti.
Se la decisione è per un turismo di qualità, e me lo auguro, ci sono diverse soluzioni:
- favorire di più la costruzione di ville, piuttosto che di grossi complessi di appartamenti
- abbassare le quote del Consorzio, il costo dell'acqua e dell'ICI;
- cercare di frenare l'invasione sulle nostre spiagge dei tanti bagnanti giornalieri da altri Comuni, magari con parcheggi a pagamento (ovviamente gratuiti per i residenti e per i consorziati in regola con le quote);
- favorire la costruzione di piscine (sarei quasi per la obbligatorietà!) che allevierebbe la pressione sulle spiagge, che sono sempre quelle;
- fare ancora qualche opera pubblica di abbellimento;
- garantire di più la sicurezza, sia materiale che personale del turista.
Tutte le soluzioni proposte non sono molto onerose per le Vostre casse, ma potrebbero portare a dei risultati positivi alla nostra industria del turismo e di conseguenza, migliori introiti per tutti.
Dr. Lorenzo Camillo
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