Relazione al Convegno di Cala Gonone del 4 Settembre 2010 Il fascino del Mediterraneo è dato proprio dalla sua geografia, circondato da tre continenti e toccato da ben 22 Paesi. Il diporto nautico su grande scala, che abbraccia tutto il Mediterraneo, fa sì che i popoli si conoscono, si capiscono e si rispettano. Così il mare contribuisce ad si eliminare gli estremismi. Ma il mare può anche essere una fonte di guadagno e ora vedremo come. Ma prima vorrei dare una buona notizia risalente a Maggio; l’oceano Atlantico gode di buona salute, è pieno di vita ed è pulitissimo, ma appena entri nel Mediterraneo, trovi una differenza sconcertante: mare sporco e pieno di plastica gallegiante, quindi mi unisco al grido di appello. Ora vorrei spiegare in una parola il concetto che il Demanio Italiano ha del mare, ci dice: “Il mare è di tutti, ma le coste sono mie, e COL CAVOLO vi faccio mettere gradini, scalette, piattaforme, pontiletti, o quant’altro per scendere in acqua!” Questo atteggiamento antiquato e deve cambiare e bisogna snellire le procedure burocratiche per accedere al mare. Ma intendiamoci, io sono per salvaguardare le coste e tenerle il più integre possibile, perché oggi, è la Natura che è la nostra risorsa principale, assieme all’aria ed all’acqua pulita, che ormai sono diventate un lusso per la maggioranza degli uomini che vivono nelle città affollate ed inquinate. Però, bisogna dare la possibilità all’uomo ad accedere alla Natura, al mare, al nostro meraviglioso Mediterraneo, ovviamente con il minimo impatto ambientale possibile, ma per dargli questa possibilità sono necessari i porti ed i marina e tutti i servizi annessi e connessi. Navigando per lungo e per largo nel Mediterraneo, ho constatato che c’è un popolo molto consistente di navigatori, con barche grandi, piccole e di tutti i tipi, che solcano le stesse autostrade del mare utilizzate da millenni. Vanno t essere un utti a scoprire posti nuovi e belli, infilandosi in ogni porto ed insenatura dei 22 paesi che si affacciano sul mare Mediterraneo. E come numero sono in forte aumento, perché ogni anno si producono migliaia e migliaia di barche nuove, favorite dalle nuove tecnologie, GPS, radar, telefoni portatili e satellitari, meteo accessibile via internet ecc, che rendono molto più facile e molto più sicuro, il poter mollare gli ormeggi e vagabondare qua e là nel mare. C’è un grande flusso di barche a vela, proveniente dai freddi mari del nord Europa che si dirigono attraverso lo Stretto di Gibilterra per entrare e solcare le acque dell’affascinante Mar Mediterraneo. Le tappe obbligate di questo movimento, Ovest verso Est, sono Gibilterra, Mallorca nelle Baleari, Malta e per finire a Marmaris in Turchia, dove si trovano grandi marina ed ormeggi sicuri, e riparo per l’inverno e tutti i necessari servizi di riparazione e di forniture. (Mappa 03 Egeo) Con il vertiginoso aumento delle barche in questi ultimi anni nei pur ampi marina di questi grandi centri marini, i posti liberi sono ormai completamente esauriti ed è difficile trovar posto. A Gibilterra sono 1000 i posti barca (qui bisogna essere raccomandati per trovare posto), a Mallorca ben 9000, a Malta 1300 ed a Marmaris 2500. Marmaris fa da polo per il bacino Egeo e da qui partono per visitare il resto della Turchia e le isole greche (io per esempio sono rimasto 4 anni in Turchia). La Sardegna, ma anche la Sicilia, per mancanza di posti barca, sono completamente tagliati fuori da questo grande flusso; da Mallorca, tirano dritto dritto fino a Malta. Ma questo non è una perdita solo per la Sardegna, ma per tutta l’Italia, perché queste barche, invece di fare base in Sardegna, che è strategicamente situata nel bel centro del Mediterraneo occidentale, fanno base nel Mediterraneo orientale e quindi NON fanno il giro del Tirreno, che avrebbe tanto da offrire: le isole Eolie, Egadi, la Sicilia, Capri, Ischia, le isole Pontine, la Corsica, la Toscana, Elba, le Cinque Terre, la Versilia, la Liguria, la Costa Azzurra e perfino la Tunisia e le Baleari. Ci sarebbe da sostare diversi anni in questo bacino di crociera e quindi perdiamo diversi anni di ormeggio per decine di migliaia di barche, di carenaggio, forniture, riparazioni ecc., un grande business che va altrove, di persone abbiente, che spendono molto per la propria barca, ma anche gente di cultura, che rispettano la nature, che visitano l’interno, i musei, vanno ai ristoranti, comprano l’artigianato ecc. portando benessere oltre le coste. Cagliari, che sarebbe strategicamente posizionata proprio su questo percorso, ha praticamente niente da offrire, se non una manciata di rudimentali posti barca (anche se recentemente qualcosa si è fatto, ma molto poco) Conseguentemente Cagliari è rigorosamente evitata da questa interminabile processione di barche a vela e di grandi yacht a motore, con perdita immensa di possibilità di lavoro e di guadagno, per tutta la Sardegna. Cagliari quindi dovrebbe attrezzarsi con le basi strutturali per ospitare da 2000 a 4000 barche, sia all’ormeggio in marina, che a terra per l’invernaggio. I grandi numeri forniscono economie di scala e quindi prezzi competitivi, per attrarre le barche e riempire i posti. Inoltre permettono alle strutture commerciali di restare aperte tutto l’anno, dato che c’è sempre un nucleo di armatori che svernano a bordo delle loro barche per il tempo di seguire i lavori di manutenzione e di carenaggio. Un grande marina a Cagliari sarebbe il primo passo fondamentale per il rilancio economico del settore ed avrebbe un successo assicurato, dando lavoro non soltanto per l’ormeggio stesso, ma per tutti i servizi connessi, gruisti, pittori, meccanici, falegnami, velai, tappezzieri, per i lavoratori di acciaio inossidabile, di vetroresina, di carbonio, per le forniture nautiche e carburante, lavanderie, ristoranti, supermercati, agenzie per le pratiche amministrative, vigilanza, guardiani, taxi, nolo auto ecc. Il benessere si estenderebbe a tutti i paesi costieri della Sardegna e per ricaduta, anche all’interno. Ma c’è un problema, un problema grave: non ci sono porti sufficienti per permettere alle barche di navigare attorno alla Sardegna in sicurezza. Attualmente la circumnavigazione dell’isola è pericolosa per la mancanza di riparo e di porti sicuri, ed infatti sono pochissime le barche che lo intraprendono, con grandi perdite economiche per i paesi costieri della Sardegna. In zona Costa Smeralda c’è un porto o riparo ogni 6 miglia in media, e li c’è una sovrabbondanza di barche, mentre nel resto della Sardegna, la media è di 30 miglia, che sono troppi, ed infatti i yacht della Costa Smeralda rimangono lì e non vanno oltre e non si vedono barche in giro. Nelle mie circumnavigazioni mi sono spesso trovato in pieno Agosto ad essere l’unica barca in navigazione. Siamo a Cala Gonone, parliamo di Cala Gonne, la cui situazione è endemica di tutto il resto della Sardegna. Giù al porto oggi, ci sono solo tre barche a vela ormeggiate e neanche una barca all’orizzone. Ho sentito a parlare di “fine della stagione”, ma quale fine stagione, quando in Turchia ci sono ancora due mesi di stagione, portato dalle barche da diporto. Lasciando Santa Maria Navarrese proseguendo a nord, chi naviga va in fibrillazione per le meraviglie che si incontrerà nel Golfo di Orosei: Cala Goloritzè, Cala Mariolu, Cala Luna ecc ecc ecc. Ci sarebbe moltissimo da vedere e da gustare, ma il prudente skipper deve ricordarsi che la notte deve essere al riparo e purtroppo Cala Gonone è un porto piccolo, non prenotabile e comunque uno dei più perfidi ed insicuri della Sardegna. (La notte uno deve dormire con il coltello accanto, perché se cambia il vento, deve subito tagliare le cime e scappare, altrimenti si danneggia la barca dentro il porto). Quindi in caso di sopragiunto maltempo, si ha la beffa di dover abbandonare tutto questo ben di Dio e correre al riparo fino a La Caletta, che dista 46 miglia da Santa Maria Navarrese. Ora, tenete presente che una barca a vela viaggia mediamente a 5 nodi, quindi ci metterebbe ben 9 ore per coprire la distanza, ma se si trastulla a visitare qualche bella insenatura e fare il bagno, può incorrere grossi guai e dover fare un pericoloso atterraggio di notte e con mare formato. Quindi è urgentissimo ingrandire il porto di Cala Gonone e renderlo sicuro in tutti i venti, e lo stesso discorso vale anche per il resto della Sardegna. Le barche a vela hanno di per se un basso impatto ambientale, ma si può fare di più, bisogna per esempio imporre le casse stagne per le acque nere (in Turchia sono obbligatorie da anni) ed installare gavitelli nelle insenature, per evitare l’uso delle ancore e così proteggere le preziose posidonie. Ora, se vogliamo incoraggiare la navigazione attorno alla Sardegna, e creare questo polo del diporto nautico del Tirreno, è indispensabile costruire tutti i porti che mancano, ogni 10 – 15 miglia al massimo, sia sulla costa occidentale, che quella orientale. Solo così la Sardegna diventerà sede del diporto nautico del Mediterraneo Occidentale e porterà un mare di barche e di benessere a tutto il Tirreno. Lorenzo Camillo l-camillo.com |