2 La Storia dei Camillo


Storia del Popolo Veneto

Circa quattro milioni di anni fa, la valle del Po era sommersa dal mare, formando un grande golfo nel mar Adriatico. In questo periodo i nostri avi ancora abitavano su gli alberi dell’Africa. Soltanto molto più tardi arrivarono nell’area chiamata oggi, Veneto, occupando poche caverne dislocate qua e là su delle colline che andavano dal fiume Adige al fiume Isonzo.

Qui incominciarono a popolare l’area gli uomini primitivi, sopravvivendo e moltiplicandosi, e nell’arco di molte migliaia di anni divennero coloro che noi oggi chiamiamo i Veneti. Durante il periodo paleolitico, quando il mare da molto tempo si era ritirato, queste genti discesero fino ad arrivare alle pianure acquitrinose e costruirono delle palafitte ai margini delle acque, formando i primi modesti villaggi.

Vi sono tracce dell’uomo primitivo di 60.000 anni fa. Il clima e la vegetazione hanno subito drastici cambiamenti nel corso dei milenni. Vi erano foreste lussureggianti con l’uomo di Neanderthal che cacciava cervi e caprioli fino ad arrivare, 40.000 anni fa, alle steppe fredde dell’ultima era glaciale abitato da bisonti e mammuth. Nel seguente periodo con temperature più miti, circa 27.000 anni fa, la fauna era popolata da lupi, leoni, iene a orsi delle caverne. Circa 9-12.000 anni fa il clima divenne molto simile a quello odierno e le terre assunsero l’aspetto attuale.

Se soltanto le caverne potessero parlare! Chissà quanti racconti di lotte con animali feroci, di avventure e di tragedie! E perché no, anche di amori! Noi che viviamo oggi siamo certamente discendenti diretti di qualche appassionata storia d’amore maturata in una caverna oscura 50.000 anni fa.

Gran parte dell’Europa era coperta con una immensa foresta con sottobosco fitto. Questo luogo era ideale per la riproduzione di un gran numero di animali, compreso l’uomo. Il cibo, sia che venisse raccolto sia che venisse cacciato, era abbondante così l’uomo poté prosperare in Europa. La facilità con cui si poteva cibare ha lasciato all’uomo tempo libero per poter sviluppare altri talenti come il pensiero, la parola e l’abilità di costruire arnesi, contribuendo alla sua evoluzione.

Gli arnesi con cui estirpava radici e costruiva ripari, servirono anche come armi per uccidere animali per nutrirsi. Con la conquista del controllo sul fuoco, l’uomo ha presto gustato la carne alla brace, resa più tenera e più digeribile. Nel corso di tre o quattro milioni di anni l’evoluzione aveva specializzato il suo corpo ad una dieta in gran parte vegetariana. L’intelligenza ha permesso all’uomo di allargare la sua dieta, incrementando le sue possibilità di sopravvivenza e di dominazione.

Tuttavia, questi stessi arnesi, che erano diventati strumenti per la caccia, presto divennero armi usati contro la sua stessa specie. In Europa, all’epoca, vi erano due specie di uomini, Homo Sapiens e sua cugino meno fortunato, Homo Neanderthal, che era, purtroppo, meno intelligente.

Con tanta terra a disposizione in questo continente così denso di foreste, questi pochi migliaia di individui raramente si incontrarono. Comunque in queste rare occasioni il più delle volte questi incontri risultarono in scontri e il povero Neanderthal ne ebbe la peggio, risultando probabilmente nella sua estinzione. Il motivo futile di questi scontri era probabilmente lo stesso che abbiamo incontrato troppo spesso nel corso della storia: l’odio per tutto ciò che è diverso. Tuttavia, l’uomo di Neanderthal è riuscito a sopravivere fino a 40,000 anni fa (l’altro ieri sulla scala dell’evoluzione). Ad ogni modo, i tratti fisici primitivi che ogni tanto incontriamo per le strade suggerisce che vi poteva essere stata una mescolanza razziale (leggi romantico) tra le due branche di uomini.

Conducendo la sua famiglia attraverso la fitta boscaglia della foresta europea, il nostro Homo Sapiens seguiva il sentiero recentemente tracciato dal passaggio di un mammuth, il quale, a sua volta, ha seguito il passaggio tracciato dai cervi, che seguirono il passaggio del cinghiali, che calpestarono quello dei conigli. Questi stessi sentieri sono stati usati continuamente nel tempo, divenendo sempre più radicati nel territorio, fino a quando l’uomo non incominciò ad attraversarli a cavallo e successivamente con i carri. Questo speiga il motivo apparentemente casuale di molte curve nelle odierne strrade di campagna.

Ritornando al nostro eroe, lo vediamo costretto ad una sosta perché uno dei piccoli ha mal di pancia. Si deve liberare di tutte quelle mele cotogne che ha mangiato durante il tragitto. Il nostro protagonista decide di accampare per la notte mentre il piccolo bada ai richiami della natura. Una sorgente nelle vicinanze provvederà per l’acqua e la foresta è piena di cacciagione. Sì. La natura pensa a tutto. Anche a far germogliare i semi delle mele che il piccolo ha lasciato così ben fertilizzati. E infatti, qualche anno dopo, la nostra famiglia ora cresciuta in numero, nel viaggio di ritorno trova un bellissimo melo sul luogo del loro accampamento che d’ora in poi diventa il luogo favorito per le soste di questa famiglia e i loro discendenti, fino a quando qualcuno non decida di costruirvi un riparo permanente. Chissà quante città grandiose dell’Europa avranno avuto una tale umile e primitiva origine della loro fondazione.

  
Una capanna primitiva ancora usata nell'interno della Sardinia

La fertilissima valle del Po era anche ricca in cacciagione e questo permise la crescita dei villaggi. Gli abitanti svilupparono una agricoltura stabile e il commercio dei loro manufatti. A nord la zona era chiusa dalle impervie Alpi e quindi lo sbocco naturale per i loro commerci era lungo il resto della penisola ma anche sulla costa ad est e verso i Balcani e la valle del Danubio, passando attraverso il villaggio che sarebbe poi diventato Trieste. Il recente ritrovamento di un corpo mummificato di un uomo del tardo età della pietra a Similaun nelle Dolomiti vicino al confine con l’Austria, dimostra che il sentiero a nord era pericolossisimo, ma possibile.  

Tuttavia, il passaggio ad est permise ad altri popoli di raggiungere l’area del Veneto o come commercianti pacifici e colonizzatori, o come invasori. Erano i Galati, nome greco per i Celti che popolavano quell’area, e che furono conquistati da Alessandro il Grande, circa 356 a.c.

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