Circa quattro milioni di anni
fa, la valle del Po era sommersa dal mare, formando un grande golfo nel
mar Adriatico. In questo periodo i nostri avi ancora abitavano su gli
alberi dell’Africa. Soltanto molto più tardi arrivarono nell’area
chiamata oggi, Veneto, occupando poche caverne dislocate qua e là su
delle colline che andavano dal fiume Adige al fiume Isonzo. Qui incominciarono a popolare l’area gli uomini primitivi,
sopravvivendo e moltiplicandosi, e nell’arco di molte migliaia di anni
divennero coloro che noi oggi chiamiamo i Veneti. Durante il periodo
paleolitico, quando il mare da molto tempo si era ritirato, queste genti
discesero fino ad arrivare alle pianure acquitrinose e costruirono delle
palafitte ai margini delle acque, formando i primi modesti villaggi. Vi sono tracce dell’uomo primitivo di 60.000 anni fa. Il clima e la
vegetazione hanno subito drastici cambiamenti nel corso dei milenni. Vi
erano foreste lussureggianti con l’uomo di Neanderthal che cacciava
cervi e caprioli fino ad arrivare, 40.000 anni fa, alle steppe fredde
dell’ultima era glaciale abitato da bisonti e mammuth. Nel seguente
periodo con temperature più miti, circa 27.000 anni fa, la fauna era
popolata da lupi, leoni, iene a orsi delle caverne. Circa 9-12.000 anni fa
il clima divenne molto simile a quello odierno e le terre assunsero
l’aspetto attuale. Se soltanto le caverne potessero parlare! Chissà quanti racconti di
lotte con animali feroci, di avventure e di tragedie! E perché no, anche
di amori! Noi che viviamo oggi siamo certamente discendenti diretti di
qualche appassionata storia d’amore maturata in una caverna oscura
50.000 anni fa. Gran parte dell’Europa era coperta con una immensa foresta con
sottobosco fitto. Questo luogo era ideale per la riproduzione di un gran
numero di animali, compreso l’uomo. Il cibo, sia che venisse raccolto
sia che venisse cacciato, era abbondante così l’uomo poté prosperare
in Europa. La facilità con cui si poteva cibare ha lasciato all’uomo
tempo libero per poter sviluppare altri talenti come il pensiero, la
parola e l’abilità di costruire arnesi, contribuendo alla sua
evoluzione. Gli arnesi con cui estirpava radici e costruiva ripari, servirono anche
come armi per uccidere animali per nutrirsi. Con la conquista del
controllo sul fuoco, l’uomo ha presto gustato la carne alla brace, resa
più tenera e più digeribile. Nel corso di tre o quattro milioni di anni
l’evoluzione aveva specializzato il suo corpo ad una dieta in gran parte
vegetariana. L’intelligenza ha permesso all’uomo di allargare la sua
dieta, incrementando le sue possibilità di sopravvivenza e di
dominazione. Tuttavia, questi stessi arnesi, che erano diventati strumenti per la
caccia, presto divennero armi usati contro la sua stessa specie. In
Europa, all’epoca, vi erano due specie di uomini, Homo Sapiens e sua
cugino meno fortunato, Homo Neanderthal, che era, purtroppo, meno
intelligente. Con tanta terra a disposizione in questo continente così denso di
foreste, questi pochi migliaia di individui raramente si incontrarono.
Comunque in queste rare occasioni il più delle volte questi incontri
risultarono in scontri e il povero Neanderthal ne ebbe la peggio,
risultando probabilmente nella sua estinzione. Il motivo futile di questi
scontri era probabilmente lo stesso che abbiamo incontrato troppo spesso
nel corso della storia: l’odio per tutto ciò che è diverso. Tuttavia,
l’uomo di Neanderthal è riuscito a sopravivere fino a 40,000 anni fa
(l’altro ieri sulla scala dell’evoluzione). Ad ogni modo, i tratti
fisici primitivi che ogni tanto incontriamo per le strade suggerisce che
vi poteva essere stata una mescolanza razziale (leggi romantico) tra le
due branche di uomini. Conducendo la sua famiglia attraverso la fitta boscaglia della foresta
europea, il nostro Homo Sapiens seguiva il sentiero recentemente tracciato
dal passaggio di un mammuth, il quale, a sua volta, ha seguito il
passaggio tracciato dai cervi, che seguirono il passaggio del cinghiali,
che calpestarono quello dei conigli. Questi stessi sentieri sono stati
usati continuamente nel tempo, divenendo sempre più radicati nel
territorio, fino a quando l’uomo non incominciò ad attraversarli a
cavallo e successivamente con i carri. Questo speiga il motivo
apparentemente casuale di molte curve nelle odierne strrade di campagna. Ritornando al nostro eroe, lo vediamo costretto ad una sosta perché uno
dei piccoli ha mal di pancia. Si deve liberare di tutte quelle mele
cotogne che ha mangiato durante il tragitto. Il nostro protagonista decide
di accampare per la notte mentre il piccolo bada ai richiami della natura.
Una sorgente nelle vicinanze provvederà per l’acqua e la foresta è
piena di cacciagione. Sì. La natura pensa a tutto. Anche a far
germogliare i semi delle mele che il piccolo ha lasciato così ben
fertilizzati. E infatti, qualche anno dopo, la nostra famiglia ora
cresciuta in numero, nel viaggio di ritorno trova un bellissimo melo sul
luogo del loro accampamento che d’ora in poi diventa il luogo favorito
per le soste di questa famiglia e i loro discendenti, fino a quando
qualcuno non decida di costruirvi un riparo permanente. Chissà quante
città grandiose dell’Europa avranno avuto una tale umile e primitiva
origine della loro fondazione. La fertilissima valle del Po era anche ricca in cacciagione e questo
permise la crescita dei villaggi. Gli abitanti svilupparono una
agricoltura stabile e il commercio dei loro manufatti. A nord la zona era
chiusa dalle impervie Alpi e quindi lo sbocco naturale per i loro commerci
era lungo il resto della penisola ma anche sulla costa ad est e verso i
Balcani e la valle del Danubio, passando attraverso il villaggio che
sarebbe poi diventato Trieste. Il recente ritrovamento di un corpo
mummificato di un uomo del tardo età della pietra a Similaun nelle
Dolomiti vicino al confine con l’Austria, dimostra che il sentiero a
nord era pericolossisimo, ma possibile. Tuttavia, il passaggio ad est permise ad altri popoli di raggiungere
l’area del Veneto o come commercianti pacifici e colonizzatori, o come
invasori. Erano i Galati, nome greco per i Celti che popolavano
quell’area, e che furono conquistati da Alessandro il Grande, circa 356
a.c.
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