Il
Testamento
Per avere ingresso nella «Civitas Dei», Sant’Agostino
insegna, che bisogna amare il prossimo indipendentemente da ogni altro
rapporto, perfino di sanguinità, condizione che potrebbe apparire
disumana ma logica, la legge universale vieta infatti che agli amori
particolari si prenda pretesto per non aiutare l’amore universale. A tutti i suoi seguaci, indistintamente, Cristo insegna:
«ama il tuo prossimo come te stesso», «fa del bene anche a chi ti
perseguita», «dà a chi chiede, e non voltar le spalle a chi desidera da
te qualche cosa»[1] Così
il Vangelo, espressa volontà di Dio. «La
Sacra Scrittura - dice un poeta inglese -libro dei libri, il deposito e il
magazzino della vita e della consolazione »[2] Il
poeta lirico tedesco afferma: «La fede è un arcobaleno esteso fra cielo
e terra; una consolazione per tutti, pure per ogni pellegrino » [3],
e l’autore inglese del famoso poema Le notti, aggiunge: «La fede
fabbrica un ponte da questo mondo all’altro».[4] Sulla
linea di colmo di questo esteso ponte e sul vertice di questa immensa
parabola, sinonimo di vita vissuta, ogni fedele cristiano dovrebbe
accumulare tutti i suoi tesori, tanto spirituali come temporali, per farne
una generosa offerta, o meglio una doverosa restituzione a Dio,
dispensatore di talenti. Mons.
Bacciu offrì l’anima, la parte migliore, al Creatore e gli altri beni
di fortuna, a beneficio dell’umanità sofferente. Le due offerte, unite in un solo fascio, tendevano al
raggiungimento dell’altra sponda del ponte e dell’arcobaleno che, come
la scala vista in sogno da Giacobbe, poggiava sull’ultimo fine, cioè in
Dio, l’Eterno rimuneratore. Dio - dice il talmud - non chiede che il cuore: il nostro
Vescovo vuole dare a Dio non solo il cuore ma anche la sua anima. la sua
mente, le sue forze, tutto se stesso. Diede a Dio prima di ogni altra cosa
l’anima. Apriamo il suo ultimo testamento olografo in cui si legge, «Oggi
1 gennaio 1909, io sottoscritto col presente testamento da me datato,
scritto e firmato, nel pieno possesso delle facoltà mentali, ed in
perfetta salute, dichiaro l’ultima mia volontà. Protesto
anzitutto che voglio morire nel seno della Chiesa Cattolica, Apostolica
Romana, approvando e insegnando tutte e singole la verità e dottrine,
approvate ed insegnate, dal Vicario di Gesù Cristo e riprovando quanto
esso riprova e condanna. Raccomando l’anima mia alla Misericordia Divina, alla
protezione della gran Madre di Dio, Maria Santissima e del castissimo
Sposo San Giuseppe, dell’Arcangelo San Michele, del mio Angelo Custode,
del serafico patriarca San Francesco del quale mi glorio figlio del
terz’ordine, del Martire Sulcitano Sant’Antioco, patrono di questa
Diocesi». Ha lasciato una cospicua somma in danari devoluta a
diverse assegnazioni: alla Cattedrale di Ozieri ed al curato di Buddusò
per celebrare annualmente due anniversari solenni in suffraggio della sua
anima; ai Sacerdoti della diocesi in applicazione messe, così anche ai
Signori del Capitolo; alla Cattedrale e alla parrocchia di Buddusò per
celebrare, ciascuna, dopo la sua morte, tre Messe solenni cantate, e
rispettivamente altre due alla parrocchia di Santa Lucia, ai Cappuccini,
al Seminario, alle Filippine, alla chiesa del Rosario e tante messe dette
per quanti sacerdoti celebravano nella camera ardente, nonché due solenni
festività in onore dell’Invenzione ed Esaltazione della Croce. Dice
l’Anonimo: «Se vuoi salire fino al cielo, devi scendere fino a chi
soffre e dare la mano al prossimo». Con tutto che Mons. Bacciu, in vita, abbia dato
l’elemosina al povero, gliene faceva un’altra, forse non meno gradita,
quella della parola, confortandolo e alleggerendogli le sue sofferenze. Dava generosamente ai bisognosi perché del buon
samaritano è il regno dei cieli e perché consapevole del consiglio
evangelico dato da San Bernardino da Siena: «Se vuoi che la tua roba
moltiplichi, usa di dare limosine. 0 tu che hai della roba assai e tiella
amontinata, mai non la trovarai crescere, mai non farà frutto».[5] La sua generosità sopravvive fin dopo la sua morte. La carità del buon Vescovo arse in olio d’amore e
brilla col suo raggio anche nella tenebre del sepolcro. [1]
San Matteo – Vangelo V, 42. [2]
G. Herbert
– A Priest to the Temple, 4 [3]
K. Geibel – Spatherbst blatter [4] Young – Nighy Thoughts, VIII [5]
San Bernardino - Prediche Aggiungiamo alle parole del celebre poeta lirico tedesco :«Una
cassa di Dio è la pancia vuota del povero, e chi la riempie riempie anche
la volontà di Dio»,[1] le altre dello scrittore
politico pure tedesco: «Viene lodato come grato chi narra del beneficio ricevuto;
ma colui è più grato che dimentica il beneficio per ricordarsi del
benefattore »[2] Concludiamo con le parole del Vangelo :«Fate del bene e
grande sarà il vostro premio, e sarete figli dell’Altissimo, che è
benigno anche con gli ingrati ed i cattivi. Siate dunque misericordiosi
come anche il vostro padre è misericordioso. Date e vi sarà dato: vi sarà
versato in seno una misura buona e traboccante».[3]’ [1]
Ruckert – Weisheit des Brahmauen, 16, 3, 21. [2]
L. Borne Benkrede auf Jen Paul [3]
San Luca – Vangelo, VI, 35, 96, 38. l-camillo.com |