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luglio 1863, Filippo, sostenne, nell'Università di Sassari, l'esame di
laurea in S. Teologia, alla presenza di illustri professori, lustro
e decoro dell' ateneo sassarese, dal quale con l'ostracismo bandito, lo
stesso anno, alla regina delle scienze, ogni lustro scomparve e la sua
luce si è ecclissata. L'esame durò a lungo. Fu un dibattito animato, una
disputa calorosa, una discussione vivace. Le risposte e le prove si Qual tenero
aquilotto che, dal suo nido romito, spicca ardentemente il volo sul vicino
diruppe, fatto più animoso dai primi eventi, ardito dispiega le sue ali e
sorpassando le nubi, guarda fisso il sole abbagliante, così il neo
dottore, fin dai suoi anni primaverili, coi battiti delle sue ali
d'aquila, volerà senza stancarsi mai. Un mese
dopo 1' esame di laurea venne assunto al sacerdozio. Salì all'altare fra
l'esultanza del popolo. La poesia festosa che la grande ricorrenza,
ovunque, Appena ricevuto l'ordine sacerdotale ottenne
subito la facoltà della predicazione, per la quale aveva attitudini
veramente notevoli. La prima predica, ascoltata con religioso silenzio da
un' immensa folla di fedeli, suscitò in tutti viva ammirazione, e tutti
facevano i migliori pronostici. L’amore di Dio che gli ardeva in cuore, lo
portava a diffonderlo in quello degli altri, a farne partecipare tante
povere anime clic vivevano nell'indigenza spirituale; poiché e chiaro che
non si può conoscere Dio e amarlo davvero, senza sentire il bisogno di
farlo conoscere e amare dagli altri. Sapeva - conforme la dottrina dei santi
Padri - che il convertire le anime era la cosa più grata a Dio e perciò
vi si dedicò con entusiasmo e zelo. Il suo porgere era semplice, sobrio e
posato scevro di parole fiorite, di peregrini pensieri, ma molto Appariva sui pergami quale angelo mandato
per convertire redimere e salvare, perciò in molte parrocchie della
diocesi, ammirato dai fedeli per l'ardore La figura
graziata della sua persona, la compostezza, l'amabilità del tratto,
l'umiltà, tutto l'insieme del portamento, riflettevano al di fuori, la
meravigliosa armonia del suo animo. Convinceva dal pulpito e guidava dal
confessionale: là seminava, qui mietteva. Persone che
videro passarsi sotto gli occhi gli avvenimenti, assicurano che riusciva a
prostare la pervicacia anche dei più riottosi ed induriti. Come e quanto
amasse i giovani, ciò che dicesse e facesse con loro e come ne venisse
riamato, il lettore lo può facilmente intuire. Nel 1865
ebbe modo di conoscerlo ed apprezzarlo Mons. Balma, allora Vescovo di
Tolemaide, poi Arcivescovo di Cagliari, mandato ad Ozieri, dal Pontefice,
Pio IX, per aderire alle istanze pervenutegli dal Vicario Capitolare della
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