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Circumnavigando la Sardegna
- riflessioni sulla carenza di porti -  

Quando si lasciano le trafficatissime acque della Costa Smeralda, spesso ci si trova ad essere l’unica barca in navigazione, anche in pieno Agosto. Superato Capo Testa e procedendo in senso antiorario, Stintino, Alghero, Carloforte, Cagliari, Cala Gonone, fino ai pressi di Tavolara, le barche da diporto sono rarissime, ma c’è da dire, “Pure i porti!” E sarà proprio per questo che le barche che frequentano la Gallura non osano avventurarsi oltre, proprio per la pericolosità e per il disagio di non trovare rifornimenti e riparo.

Certo, l’Arcipelago di La Maddalena offre molto al diportista oltre le sue bellezze naturali, le tantissime insenature riparate ed i molti porti e marina attrezzati. C’è ne sono ben 12 porti in 50 miglia di costa (in media uno ogni 6 miglia), più innumerevoli ridossi dove cercare riparo in caso di maltempo, mentre nel resto della Sardegna, in 380 miglia, ci sono solo 16 porti, poco sicuri e mal attrezzati, e pochissimi ridossi. Quindi è facilmente comprensibile che il turismo nautico è confinato alla Gallura e non si estende oltre, ma neanche il benessere che esso produce. Ma se la Regione Sardegna si attivasse a rettificare la mancanza di porti nel resto dell’isola, questo benessere si estenderebbe lungo tutte le coste sarde.

I frequentatori delle coste galluresi vorrebbero andare oltre, anche per variare e scoprire posti nuovi, ma la carenza di porti nel resto della Sardegna rende il viaggio pericoloso e quindi rimangono per forza di cose a frequentare le solite, sempre affollate calette della Costa Smeralda e dell’Arcipelago di La Maddalena.

Quest’anno ho effettuato la mia seconda circumnavigazione in barca a vela della Sardegna dopo quattro anni ed ho constatato che la situazione dei porti è cambiata quasi nulla in tutto questo periodo, quando altri paesi come la Turchia e la Croazia stanno facendo passi da gigante per attirare un turismo nautico esigente ma ricco, con la realizzazione di molti nuovi modernissimi marina. In Sardegna, di nuovi porti, neppure l’ombra, e quelli vecchi, con la solita scarsa organizzazione, salvo qualche caso raro. (Vedere mia relazione Una Rotta per il Turismo Nautico della Sardegna)

Per contribuire alla formazione di una razionale politica di turismo nautico, fornisco alcune mie osservazioni su quanto visto durante il percorso attorno alla Sardegna.

Stintino

Partendo in barca a vela da Porto Cervo con il tempo buono, sono arrivato direttamente a Stintino, senza fermarmi al bel marina di Castelsardo, temendo di restarci bloccato in caso di rinforzo del Maestrale. Da Capo Testa fino a Stintino non ci sono ripari naturali in ben 52 miglia di costa.

L’ormeggio a Stintino era nei pontili nuovi nella parte NE del porto, che rimane senza collegamento pedonale con il paese, se non lungo la scogliera a rischio della propria incolumità, oppure lungo la strada bianca che fa un giro largo di qualche chilometro tutt’attorno il paese. Non esistono taxi, ne un servizio di navetta dal marina al paese con conseguente grande disagio per gli utenti del porto e danno per i commercianti e ristoratori di Stintino. Chi ci capita non vede l’ora di lasciare quest’inferno. Oltretutto le banchine sono disposte non ad angolo retto con il Maestrale e quindi il vento di traverso crea grandi difficoltà all’attracco.

L’isola dell’Asinara e le grandi spiagge del golfo offrirebbero un’immensa opportunità di sviluppo economico dal turismo nautico agli operatori di Stintino, ma si scontra con una grande impreparazione professionale e la mancanza di strutture del porto. Inoltre c’é un’esagerata regolamentazione dell’accesso delle barche all’Asinara e la pericolosità di inquinamento dalle sgradevoli strutture industriali di Porto Torres, oltre al deturpamento visivo. (vedere mia relazione Polo Turistico Golfo di Asinara)

Le Colonne d’Ercole del turismo nautico della Sardegna sono rappresentate dal Passo dei Fornelli, tra la Pelosa di Stintino e l’isola Asinara. Sono pochissime le barche che vanno oltre perchè qui inizia il deserto e l’ignoto, la parte occidentale della Sardegna, esposta al mare aperto, al micidiale Maestrale che viene dal lontano Golfo di Leone e che colpisce una costa con pochi ripari naturali e pochi porti sicuri, ma di una bellezza che attira come le sirene di Ulisse.

Da Stintino al piccolo marina di Porto Conte sono 36 miglia, mentre per Alghero sono 40…. troppe, per il tratto di costa più pericoloso della Sardegna, con le alte falesie a picco sul mare quasi sempre agitato. Si potrebbe alleviare costruendo un porto nuovo a Porto Ferro (porto non é) a sud dell’Argentiera, riducendo il percorso a 26 miglia e rendendolo un po’ più sicuro, quel tanto da aprire le porte alla navigazione attorno alla Sardegna.

Alghero

Ad Alghero avevo prenotato un posto per telefono ai moli del Consorzio in pieno centro, ma all’arrivo, nessuna risposta, ne al telefono che alla radio VHF… chiuso per pranzo il 10 Agosto! Abbiamo aspettato inutilmente oltre mezza ora, ma il Maestrale aumentava e quindi abbiamo optato per il marina accanto, Sant’Elmo e faticato non poco all’attracco, sempre (come a Stintino) per il vento di traverso che colpisce il pontile non allineato perfettamente ad angolo retto con il Maestrale. Si tratta di pontili galleggianti, quindi facilmente modificabili, il che renderebbe più sicura la manovra di attracco. E' auspicabile che tale modifica venga realizzata.

La città di Alghero è una città turistica per eccellenza, bella, storica, pulita, ordinata e divertente, con gli innumerevoli ristoranti e locali commerciali. Assieme a Bonifacio e Porto Vecchio in Corsica fornisce un esempio ai paesi della Gallura di come dovrebbero aprirsi al turismo e non contingentare le licenze dei ristoranti per favorire pochi eletti con un noioso monopolio della ristorazione.

L’unica stonatura: un vero immondezzaio che abbiamo trovato nella scorciatoia che porta dal molo di Sant’Elmo attraverso una spiaggetta alla scalinata dei bastioni, usata da tutti i turisti delle barche, che il Sindaco dovrebbe visitare per rendersene conto personalmente.


La citadella accanto marina S. Elio, con la scorciatoia a destra

Bosa

Bosa non ha un marina vero e proprio, ma ho trovato che recentemente ha attrezzato il molo commerciale con delle trappe (cime di ancoraggio) per creare alcuni posti di ormeggio. Il servizio è ottimo, offrendo anche il passaggio in auto al paese, distante qualche chilometro, che è l’attrazione principale della zona. Dato che non ci sono taxi, il gestore provvede al rientro dei suoi clienti anche a ora tarda. È auspicabile che si aumentino i posti barca.


Bosa, fuori portata dei diportisti a piedi

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