Filippo Bacciu - Vescovo di Ozieri

  

Ad Oschiri, oltre alla moltitudine dei soci, appartenenti alle Società religiose, maschili e femminili, che andarono a riceverlo a circa un chilometro dal paese, una grande quantità di bambini gli erano di impedimento al procedere innanzi, poiché tutti lo volevano vedere, toccare e ricevere carezze e benedizioni.

Ad Ossida venne accolto con vivissima commozione, con entusiastica gratitudine e con manifestazioni di filiale omaggio. Sebbene a cavallo non poteva procedere innanzi che a grande stento, poiché gli uomini prendevano la briglia della bestia impaziente e la fermavano.

Ed ad Ozieri? Per gli Ozioresi, Mons. Bacciu era tutto: Vescovo, padre, fratello, consigliere, guida, benefattore, nunzio di pace ecc..

Ozieri era la sua patria di adozione, vi aveva dimorato più che nel paese di origine, e gli ozieresi lo veneravano con un amore che non aveva limiti.

A Pattada il concorso fu si notevole che non ebbe precedenti. Dovettero essere adibiti alcuni uomini a guardia della porta della canonica affinché la calca del popolo non irrompesse dentro.

Percorse, a piedi e a cavallo, il giro faticoso delle 24 frazioni del Comune di Buddusò, per vie impervie, difficili e pericolose.

Fra le armonie della terra preparava gli animi alle armonie del Cielo. Ad ogni sua comparsa, dalla folla si alzava un grido di gioia, al quale succedeva profondo silenzio, non interrotto dal più leggero mormorio, mentre i cuori si aprivano a riceverne la sua parola.     

Con spirito di dedizione, calcava nuove vie per adempiere il precetto di Gesù Cristo: « Predicate il Vangelo a tutte le creature»

Sempre mosso dal desiderio di far del bene al popolo, disperso nella solitudine e tenace nel lavoro, non si stancava di far sentire la sua parola di pace e di bene.

A questo popolo, umile, pio, solitario, parlava del comportamento di Gesù e dei suoi genitori nel paese dove vissero. Gesù si scelse l’ambiente in cui manifestarsi agli uomini e scelse la condizione umile dell’operaio, anzi del modesto artigiano, in una fa miglia povera, seppure di sangue reale. Conobbe dunque non la miseria, ma una dignitosa povertà e lavorò con le proprie mani per guadagnarsi l’esistenza. E’ logico supporre che trascorresse le ore del lavoro e libere, ne più ne meno come gli altri coetanei, poiché per nascondersi veramente nella sua qualità di figlio di Dio, era più utile farsi uomo qualunque in una qualunque borgata, che non ritrarsi in una eccentrica solitudine.

Il buon Vescovo raccomandava ai frazionisti perché, irresistibilmente spinti dal loro amore per Gesù a seguirlo, sentissero imperioso il bisogno di imitarne anche la vita esteriore, ordinaria e naturale, vissuta dal Verbo tra la folla anonima dei suoi compaesani, nell’umile borgata di Nazareth.

Il milite di Cristo continuava la sua via in mezzo a una ghirlanda di roveri e di elci, tra una festa continua di alberi, tra un succedersi di panorami chiusi dai monti che si profilavano tra le brume lontane.

In ogni tappa veniva accolto con riverente affabilità, sempre salutato da sparatorie a salve. L’assistenza ospitaliera, religione di amore e di sacrificio, era veramente mirabile in quel romitaggio.

I frazionisti, celebri in tutta la Sardegna per la loro spontanea, cordiale, squisita ospitalità, si sentivano più che felici quando, nelle loro umili capanne potevano dar ricette al loro «grande amico», che non aveva pretensioni.

Quando il tempo lo permetteva, celebrava all’aperto, sotto la cappa del cielo, al rezzo degli alberi dorati dal sole, tra il canto degli uccelli, il belato delle capre, il tintinnio dei sonagli ed il flebile suon dei campanacci, dai battagli d’osso.

Con la più scrupolosa cura preparava l’altare su massi di granito, su muri a secco, eretti negli spiazzi illuminati dal sole ed olezzanti di profumi agresti di piante selvatiche e di erbe aromatiche.

Al tempo di Mons. Bacciu, nelle 34 frazioni, esistevano solo 3 modeste chiese: una e Padru l’altra a Barchideddu e la terza a Sant’Elia. Solo le prime due frazioni, avevano le chiese parrocchiali, ufficiale dai rispettivi parroci.

Ovunque il Vescovo provava soddisfazioni morali e spirituali.

                                                
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