15 La Storia dei Camillo


Le invasioni della Sardegna

Nei secoli successivi, in virtù della posizione strategica in mezzo al Mediterraneo, la Sardegna è stata preda di pirati e vandali. Non c’è da stupirsi, quindi, che i sardi, ben consci dei pericoli provenienti dal mare, abbiano costruito la maggior parte delle loro città all’interno. Le incursioni dal mare continuarono fino a tempi recenti come ricordavano alcuni degli abitanti più anziani.

Per esempio, in Costa Smeralda, la famiglia Orecchioni, fino agli inizi del ventesimo secolo, si nascondeva nelle caverne naturali di Liscia di Vacca per sfuggire ai pirati.  Il picco più alto, Monte Moro, era così chiamato perché punto d’osservazione contro i Mori e il Monte Canaglia è il luogo dove si erano insediati dei malviventi. Alcuni cognomi del posto portano ancora le tracce del passato come “Ragnedda”, cattivo come un ragno; oppure il nome di luoghi come Lu Saraghinu, “il Saraceno”, La Petra de li Tulchi, la roccia dove i turchi attraccarono.

Alcune famiglie anocra ricordano eventi del passato come quello di una madre che aveva lasciato il bambino a giocare sulla spiaggia mentre lei raccoglieva bacche nelle vicinanze. Quando è tornata ha visto i saraceni allontanarsi in barca con suo figlio. E’ impazzita dal dolore. La chiamavano “La scasciata d’Agnula Maria”, Angela Maria la Pazza. La famiglia Casalloni, che oggi risiede a San Pantaleo, l’ha scampata bella. Fortunatamente i loro figli, Setafno e Luca, si trovavano sotto un ulivo quando i mori hanno saccheggiato la loro casa. In riconoscenza del pericolo scampato, la famiglia ha donato alla chiesa una bandiera dell’Ottocento.

                                 

Un’altra indicazione della paura che la gente aveva degli invasori provenienti dal mare si può riscontrare nelle vecchie case costruite sulla costa: non avevano vista  mare. Venivano sempre costruite in modo che non potessero essere avvistate dal mare. Inoltre, i sardi non hanno una tradizione di pesca e i pochi pescatori provenivano da fuori, dalle isole Pontine vicine al continente e oggi sono i loro discendenti che continuano la tradizione.

E’ un curioso destino che la recente prosperità economica della Sardegna provenga proprio dal mare, dagli invasori estivi – i turisti. E una conseguenza di questa invasione è stata un numero di matrimoni misti con italiani del continente, con tedeschi, svizzeri, inglesi, francesi, scandinavi e anche con australiani.

Attualmente vi sono nuovi arrivi dai paesi dell’est come la Polonia, la ex Yugoslavia, l’Albania, la Russia e anche dall’Africa con giovani che vendono le loro merci sulla spiaggia. Sicuramente nasceranno nuovi amori nelle discoteche e le nascite da future unioni porteranno cambiamenti ulteriori al patrimonio genetico del popolo sardo.  

Quindi, possiamo concludere che il popolo sardo di antica stirpe è rimasto isolato per migliaia di anni. Periodicamente si è mescolato con cromosomi di altre razze. Al contrario, in continente, le razze hanno avuto molta più possibilità di mescolarsi e quindi di acquisire nuove caratteristiche. Si può tranquillamente dire che oggi gli italiani continentali sono più vicini geneticamente ai tedeschi che non ai sardi anche se vivono nello stesso paese e provvengono dalle stesse antiche tribù.  

Questo dimostra come le razze, attraverso matrimoni pacifici o tramite violenze, siano in continuo cambiamento e sviluppo. Oggi siamo un prodotto del nostro passato e per conoscerci bene è importante conoscere coloro che ci hanno preceduto. Da tutto ciò possiamo anche capire quanto l’odio razziale sia pura follia perché, in fondo, siamo tutti imparentati e probabilmente siamo molto più simile di quello che pensiamo.

Da un punto di visto linguistico, i romani sono coloro che hanno lasciato maggior traccia: la lingua sarda è basata sul latino. Infatti, è il miglior esempio “vivente” di come doveva “suonare” il latino. L’isolamente delle zone centrali della Sardegna hanno aiutato a preservare la loro lingua per più di 2000 anni.

La grammatica, comunque, è tutt’altra faccenda. E, in effetti, non si sa se i sardi l’hanno mai imparata. Dante Alighieri ha scritto che, “I sardi mimano la grammatica latina, come le scimmie mimano gli uomini, perché dicono ‘domus nova et Dominus meus’”.  

Invece, le zone abitate della costa hanno subito le influenze degli invasori: la zona di Alghero, il dialetto catalano della Spagna; le zone della Gallura e di Carloforte, il dialetto e l’inflessione genovese.

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