Dopo la nascita a Roma di Margherita il 2 ottobre
Giovanni, in gran fretta, portò la famiglia in Sardegna dove ancora
possedevano una casa e dove avevano dei parenti che li potevano aiutare.
Giovanni è riuscito a trovare un passaggio su una fregata della Marina
che partiva da Napoli per Cagliari. Il porto di Civitavecchia era stato
distrutto e Olbia era ancora in mano ai tedeschi. Da Cagliari presero il
treno per Buddusò e qui rimasero fino alla fine della guerra. A Buddusò
nacquero Vincenzo (Enzo) e Maria Battista (Mabi). Nel 1947 ritornarono a Roma. Tuttavia hanno sempre
mantenuto un legame stretto con la Sardegna ritornandovi ogni estate
durante le vacanze scolastiche. Avevano delle proprietà sulla costa
intorno ad Olbia dove passarono molto tempo. Forse erano i primi turisti
estivi della zona. Negli anni settanta questa parte della Sardegna sarebbe
diventata uno dei luoghi più importanti e prestigiosi del Mediterraneo.
In questa costa mozzafiato con acque limpide, Sua Altezza l’Aga Khan, ha
sviluppato un’area turistica che ha saputo rispettare la bellezza
naturale del paesaggio. Purtroppo, in uno di questi viaggi felici verso la Sardegna, la famiglia è stata colpita da una tragedia. Giovanni è morto di ictus cerebrale lasciando Giacobba sola con quattro bambini piccoli. A forza di sacrifici e con una notevole abilità nel gestire le risorse della famiglia, Giacobba è riuscita a comprare una casa nuova a Roma e a crescere quattro figli, garantendo loro una buona istruzione e una laurea in architettura per il figlio, Enzo. Inutile dire, hanno tutti ereditato da lei una capacità gestionale delle finanze familiari molto rigorosa. Dopo essersi laureato in architettura all’università La
Sapienza di Roma, Enzo ha lavorato per due anni con Michele Busiri Vici,
il quale ha avuto un ruolo importante nel progetto di sviluppo della Cosa
Smeralda. In seguito, Enzo ha lavorato in Sud Africa per quattro anni. Nel
1973 la sorella, Mabi, che temeva disordini politici in quel paese, l’ha
invitato a lavorare in Costa Smeralda. Si distinse a tal punto che la
Fondazione dell’Aga Khan gli conferì una borsa di studio per un
dottorato in “disegno urbano” all’università di Boston. Terminati
gli studi, rimase a Boston per altri due anni per acquisire esperienza.
E’ rientrato in Costa Smeralda per dirigere l’ufficio studi del
consorzio. Nel 1994 è stato eletto al parlamento regionale sardo e da
allora ha svolto un ruolo importante nelle politiche locali. Enzo ha sposato Mariangela Muzzu, una ragazza sarda
proveniente da Arzachena. La mamma di Mariangela è di Mantova. Hanno due
figli, Melissa e Maximilian. Da una precedente unione con Anna Sarzi Amadé,
Enzo ha avuto un figlio, Riccardo. Nella famiglia di Giacobba Bacciu, ci sono due personaggi meritevoli di menzione speciale. Il primo è Filippo Bacciu, nato nel 1838, che divenne vescovo di Ozieri nel 1897. Il motto che aveva adottato era, “Justizia et pax osculatae sunt” (la giustizia e la pace si baciano). Lo stemma raffigurava due angeli: uno teneva una bilancia in mano e l’altro, una spada, e sopra volava una colomba con il ramo d’ulivo. C’era sicuramente un gioco di parole con il nome, Bacciu (ovvero “bacio”) e si può supporre che vi fu un significato ancora più profondo del motto, come la possibile fine di una faida familiare, le quali erano comuni a quei tempi. Sfortunatamente, le carte del vescovo furono divisi alla sua morte nel 1914, tra la chiesa e i suoi tanti eredi.
Il Vescovo Filippo ed il suo stemma
Filippo nacque a Buddusò in una famiglia virtuosa e
laboriosa di pastori. Il padre si chiamava, Giovanni Bacciu Farris e la
madre, Maria Altana Porcu. Il fratello gemello, Gaspare, è morto alla
nascita ed un altro fratello, Giuseppe, è morto a Lucca durante
l’addestramento militare. Insieme ad altri due fratelli, Salvatore e
Fedele, Filippo è cresciuto lavorando la terra e accudendo gli animali
nel rispetto del Signore. Fu un vescovo attivo e generoso. Mettendo a disposizione
della diocesi i propri beni ha commissionato restauri preziosi alla
chiesa, ha donato cibo ai poveri e ha fondato un ordine di suore, le
Filipine, per proteggere i poveri e gli orfani. Odiava qualsiasi forma di
ostentazione e di spreco e invitava i preti della sua diocesi a servirgli
pasti frugali quando faceva il giro delle parrocchie. Ciononostante, un
prete, che voleva fare bella figura, gli preparò un pasto succulento.
Dopo il primo, Filippo, con calma, si è alzato e nel salutare ha
augurato, “buon proseguimento” e si è ritirato nella sua stanza,
lasciando il prete di stucco.
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